Il programma in pillole: 3. Idee per la scuola
Le innumerevoli istanze provenienti dal mondo della scuola, drasticamente aumentate dalla diffusione del Covid-19, richiedono risposte che siano contestualizzate negli ambiti, locali e nazionali, dei settori amministrativi, economici, politici. Ovvero quando si prefigurano gli obiettivi per la scuola, per esempio, occorre anche delineare il modello sociale cui si fa riferimento.
Difficilmente si può pensare ad un efficace intervento formativo (conoscenze, competenze, educazione alla cittadinanza) se la gestione amministrativa della città (per noi Torino) non si raccorda ad esso, ma al contrario semina forti disuguaglianze sociali e territoriali puntando su una minoranza di eccellenze votate al successo delle élite residenti e/o operanti in determinati quartieri lasciando nel contempo crescere un numero notevole di cittadini condannati a varie forme di precarietà.
3.1 Amministrazione cittadina e Scuola
Il decentramento, importante al fine di coniugare democrazia e qualità del territorio, assume un particolare ruolo positivo se il Comune, mirando a che solidarietà e senso di responsabilità siano fondamento della convivenza civile, concorre ad armonizzare le risorse, relative ai vari gradi della formazione, con la qualità della vita promuovendo una distribuzione omogenea dei servizi (compresi i luoghi da dedicare agli Spettacoli e allo Sport). Dove più debole è il tessuto sociale ( il 15% dei nuovi torinesi è collegabile all’immigrazione) più debole è anche la scuola di modo che le criticità (Covid, ad esempio) infieriscono ulteriormente alimentando un pericoloso circolo vizioso.
Affinché non ci sia una esasperazione delle disuguaglianze territoriali, delle quali la scuola diventa una sorta di cassa di risonanza, il sistema formativo deve giocare un ruolo centrale anche andando oltre i servizi educativi erogati direttamente dal Comune (da valorizzare comunque nell’ottica dei servizi pubblici nella consapevolezza che anche localmente essi risentono del gigantesco problema dell’assunzione del personale scolastico).
Il concetto di ascensore sociale va strappato alla visione individualistica per essere legato ad una visione che lo renda promotore di crescita per una intera comunità.
Dal punto di vista delle competenze relative alla gestione diretta dei servizi educativi (nidi e materne) sarebbe auspicabile che ci fossero risorse, economiche ed umane, atte a qualificare il primo impatto con il sistema formativo delle piccole bambine e dei piccoli bambini sapendo che anche quelli sono momenti in cui si gioca il loro futuro scolastico (che talvolta, in assenza di tale precoce esperienza, si arena nella dispersione). Scuola pubblica e laica, dunque, per un buon inizio e per favorire lo sviluppo della sensibilità ai valori della democrazia, della solidarietà e della qualità dell’ambiente. A chi invoca risorse per le scuole private, spesso confessionali, in nome della libertà di educare occorre rispondere che è molto più importante educare alla libertà.
Vi sono poi servizi quale quello relativo alla mensa scolastica fornita alle scuole statali intorno al quale si sono create delle tensioni con il comitato Caro Mensa Torino, creato nel 2013 "contro il declino della refezione comunale e a difesa del diritto costituzionale al pasto da casa". Il momento della mensa è anche un faticoso momento formativo: probabilmente un forte senso di comunità territoriale potrebbe attenuare le tensioni.
Anche la mobilità verso le scuole (elementari), che spesso vede genitori impegnati in gimcane automobilistiche, può essere incanalata nell’obiettivo della salvaguardia del territorio e dell’ambiente: le esperienze, cosiddette, Pedi-bus, andrebbero diffuse ampiamente su tutto il territorio cittadino.
3.2 Gestione delle crisi e delle risorse economiche
La questione delle risorse diventa più che mai urgente unitamente a quella relativa ad un loro impiego efficace, e dunque occorre avere obiettivi chiari, e di qualità elevata.
Risulta pertanto di notevole importanza saper ricomporre, anche a livello locale, uno schieramento sensibile alle questioni inerenti la formazione, facendo addirittura in modo che esso funzioni da detonatore nel contesto nazionale. Una compagine politica, dunque, che, battendosi anche per le necessarie risorse, si faccia pure carico di una profonda rivisitazione della struttura scolastica, in particolare quella post scuola elementare, legandola alle fondamentali tematiche quali democrazia, lavoro e ambiente. Tematiche da affidare ad un robusto intervento pubblico (e laico).
Alle nuove generazioni che si avviano verso l’impegno politico vale la pena ricordare che Torino ha (avuto) una forte tradizione di movimenti attivi sulla scuola, si pensi alle varie associazioni professionali (MCE, CIDI, Consulta per la laicità della scuola); alla intelligente gestione di avveduti amministratori; a personalità accademiche sensibili ad una visione solidale della società ed in particolare della pubblica istruzione.
Difficilmente si può pensare ad un efficace intervento formativo (conoscenze, competenze, educazione alla cittadinanza) se la gestione amministrativa della città (per noi Torino) non si raccorda ad esso, ma al contrario semina forti disuguaglianze sociali e territoriali puntando su una minoranza di eccellenze votate al successo delle élite residenti e/o operanti in determinati quartieri lasciando nel contempo crescere un numero notevole di cittadini condannati a varie forme di precarietà.
3.1 Amministrazione cittadina e Scuola
Il decentramento, importante al fine di coniugare democrazia e qualità del territorio, assume un particolare ruolo positivo se il Comune, mirando a che solidarietà e senso di responsabilità siano fondamento della convivenza civile, concorre ad armonizzare le risorse, relative ai vari gradi della formazione, con la qualità della vita promuovendo una distribuzione omogenea dei servizi (compresi i luoghi da dedicare agli Spettacoli e allo Sport). Dove più debole è il tessuto sociale ( il 15% dei nuovi torinesi è collegabile all’immigrazione) più debole è anche la scuola di modo che le criticità (Covid, ad esempio) infieriscono ulteriormente alimentando un pericoloso circolo vizioso.
Affinché non ci sia una esasperazione delle disuguaglianze territoriali, delle quali la scuola diventa una sorta di cassa di risonanza, il sistema formativo deve giocare un ruolo centrale anche andando oltre i servizi educativi erogati direttamente dal Comune (da valorizzare comunque nell’ottica dei servizi pubblici nella consapevolezza che anche localmente essi risentono del gigantesco problema dell’assunzione del personale scolastico).
Il concetto di ascensore sociale va strappato alla visione individualistica per essere legato ad una visione che lo renda promotore di crescita per una intera comunità.
Dal punto di vista delle competenze relative alla gestione diretta dei servizi educativi (nidi e materne) sarebbe auspicabile che ci fossero risorse, economiche ed umane, atte a qualificare il primo impatto con il sistema formativo delle piccole bambine e dei piccoli bambini sapendo che anche quelli sono momenti in cui si gioca il loro futuro scolastico (che talvolta, in assenza di tale precoce esperienza, si arena nella dispersione). Scuola pubblica e laica, dunque, per un buon inizio e per favorire lo sviluppo della sensibilità ai valori della democrazia, della solidarietà e della qualità dell’ambiente. A chi invoca risorse per le scuole private, spesso confessionali, in nome della libertà di educare occorre rispondere che è molto più importante educare alla libertà.
Vi sono poi servizi quale quello relativo alla mensa scolastica fornita alle scuole statali intorno al quale si sono create delle tensioni con il comitato Caro Mensa Torino, creato nel 2013 "contro il declino della refezione comunale e a difesa del diritto costituzionale al pasto da casa". Il momento della mensa è anche un faticoso momento formativo: probabilmente un forte senso di comunità territoriale potrebbe attenuare le tensioni.
Anche la mobilità verso le scuole (elementari), che spesso vede genitori impegnati in gimcane automobilistiche, può essere incanalata nell’obiettivo della salvaguardia del territorio e dell’ambiente: le esperienze, cosiddette, Pedi-bus, andrebbero diffuse ampiamente su tutto il territorio cittadino.
3.2 Gestione delle crisi e delle risorse economiche
La questione delle risorse diventa più che mai urgente unitamente a quella relativa ad un loro impiego efficace, e dunque occorre avere obiettivi chiari, e di qualità elevata.
Risulta pertanto di notevole importanza saper ricomporre, anche a livello locale, uno schieramento sensibile alle questioni inerenti la formazione, facendo addirittura in modo che esso funzioni da detonatore nel contesto nazionale. Una compagine politica, dunque, che, battendosi anche per le necessarie risorse, si faccia pure carico di una profonda rivisitazione della struttura scolastica, in particolare quella post scuola elementare, legandola alle fondamentali tematiche quali democrazia, lavoro e ambiente. Tematiche da affidare ad un robusto intervento pubblico (e laico).
Alle nuove generazioni che si avviano verso l’impegno politico vale la pena ricordare che Torino ha (avuto) una forte tradizione di movimenti attivi sulla scuola, si pensi alle varie associazioni professionali (MCE, CIDI, Consulta per la laicità della scuola); alla intelligente gestione di avveduti amministratori; a personalità accademiche sensibili ad una visione solidale della società ed in particolare della pubblica istruzione.