ALCUNE IDEE CHE RENDEREBBERO PIU’ SOSTENIBILE TORINO

Nel nostro decalogo abbiamo evidenziato le parole chiavi affinché Torino possa diventare più ecologica, solidale e sostenibile. È necessario, però, entrare di più in merito delle proposte e delle idee che si possono mettere in campo per rendere più sostenibile la nostra città. Perché il concetto di “città sostenibile” non diventi pura utopia, occorre partire da modelli concreti realizzabili sul territorio, in grado cioè di innescare un cambiamento, partendo però da idee semplici ed efficaci. Ciò che non può mancare in una città sostenibile e smart è l’insieme dei servizi, delle infrastrutture e delle tecnologie che fanno di una città qualsiasi una sorta di laboratorio del cambiamento. Allora cosa non può proprio mancare in una città davvero sostenibile? Quali sono le iniziative che, in Italia, stanno già facendo intravedere un cambiamento in chiave ecologica?

    1. Wi-Fi dappertutto, per tutti.

Le reti Wi-Fi devono essere pubbliche e condivisibili. A Bologna, Milano e Roma tutto ciò è già realtà. La rete rappresenta la porta di accesso ad una serie di servizi imprescindibili, all’informazione e alla condivisione “social” tra cittadini, istituzioni e aziende. Questi servizi imprescindibili sono le piccole azioni quotidiane che possono innescare un cambiamento reale nelle abitudini delle persone e delle comunità. Senza accesso alla rete non può esserci integrazione né connettività.

    2. Più verde urbano.

Una delle 10 mosse indicate anche da Legambiente per riqualificare le nostre città e farle uscire dalla cappa di smog è ridisegnare gli spazi urbani in un’ottica di maggiore fruibilità e accrescere il verde pubblico. Piantare qualche albero, ad esempio, è più che sufficiente per rinfoltire il verde urbano. Gli alberi proteggono gli edifici dalle escursioni termiche, consentono un risparmio energetico medio del 10%, assorbono grandi quantitativi di CO2 e forniscono riparo e protezione alla fauna urbana, favorendo la conservazione della biodiversità. Senza considerare che una città con più verde è anche una città più bella. Un’altra idea potrebbe essere incentivare a ricoprire i tetti di verde, i quali aiuterebbero a ridurre il caldo negli edifici d’estate e ad isolare parzialmente d’inverno.
Quella degli orti sociali è un’esperienza di successo già ampiamente sperimentata dalle politiche di eco-socialità aggregata di molte realtà urbane italiane. Il meccanismo funziona più o meno così: si prende un terreno incolto e abbandonato e lo si mette a disposizione della comunità perché venga coltivato. Così, quello che fino a un attimo prima era un luogo lasciato all’incuria e al degrado, diventa uno spazio di rigenerazione ambientale, sociale ed economica. L’agricoltura di comunità, infatti, ha un ruolo specifico nella conservazione del territorio e nella tutela della biodiversità urbana. Senza considerare che è un’occasione di inclusione sociale per gli anziani e per le categorie più deboli.
Spesso le città sono costruite più per le auto che per le persone ed è per questo che nasce il parco pop-up. Un’idea semplice che utilizza un parcheggio in disuso, qualche pianta, alcuni oggetti green ed ecco un parco privato! Il tutto è nato a San Francisco una decina di anni fa con il Progetto PARK(ing) e da allora si è diffuso in tutto il mondo con idee come le fattorie urbane temporanee, demo ecologia sviluppando un movimento che festeggia una giornata celebrativa ogni anno a settembre. Milano è la metropoli che negli ultimi anni ha compiuto più sforzi per incrementare le aree verdi a disposizione dei cittadini.

    3. Stop al consumo del suolo.

Per ridurre o azzerare il consumo di suolo in città. La strategia su cui orientare le politiche di gestione del territorio a livello locale deve mirare alla valorizzazione del patrimonio edilizio pubblico e privato esistente. Il parlamento ha recentemente approvato un disegno di legge che regolamenta e contiene il consumo del suolo. Ma c’è chi si è già dato da fare, come la Toscana, che è la prima regione italiana ad essersi dotata di una legge urbanistica ad hoc per tutelare il territorio dall’urbanizzazione selvaggia, inoltre il Parlamento ha approvato a maggio 2016 una regolamentazione che contenga il consumo di suolo.

    4. Mobilità dolce.

La ricetta della mobilità sostenibile in città è molto chiara consiste di 4 semplici ingredienti di facile reperibilità: condivisione di mezzi e servizi (sharing mobility), potenziamento del trasporto pubblico (ad esempio trasporto metropolitano), ampliamento delle piste ciclabili urbane e suburbane, blocchi e limitazioni alla circolazione dei veicoli più inquinanti. Alcune città stanno sperimentando la creazione di una tessera che permetta di utilizzare metropolitana, tram, bus, car sharing e bike sharing, capace di consentire anche l’uso di veicoli in condivisione, cosa che faciliterebbe decisamente l’impiego di diverse modalità di spostamento. Uno dei maggiori motivi di rallentamento mattutino del traffico è il viavai scolastico. Per ridurlo, si devono realizzare percorsi protetti per gli spostamenti casa-scuola a piedi o in bicicletta come il bicibus e il Bike to school, ma anche insegnare ai bimbi come spostarsi con laboratori e uscite didattiche con mezzi sostenibili. Certo, la rivoluzione della mobilità urbana potrà dirsi compiuta solo quando le fonti energetiche saranno rinnovabili e pulite, ma nel frattempo si può percorrere la strada della sostenibilità prendendo qualche scorciatoia. Il Comune può incentivare su scala locale gli acquisti di veicoli a combustibili ecologici e incoraggiare la diffusione di punti di distribuzione di energia, come ha fatto il Giappone dove ci sono più colonnine di ricarica per le auto elettriche che distributori di benzina. Una città sostenibile deve trasformare il parco veicolare circolante pubblico e privato, con incentivi per l’acquisto per nuovi taxi elettrici e ibridi e per nuovi veicoli merci. Su ottomila vetture che compongono il parco taxi di Roma, due sono auto elettriche. Anche in questo caso, non mancano di certo gli esempi pratici a cui spirarsi. Con più di 3 mila auto a disposizione dei cittadini, Milano è la primatista nazionale in fatto di car sharing. In toscana, invece, il piccolo comune di Massarosa ha fatto suo il modello francese basato sui “buoni mobilità”: dal 2015, parte dei soldi incassati dal comune per le multe, viene investito in rimborsi chilometrici destinati ai cittadini che si muovono a piedi o in bici anziché in auto. Inoltre, con la collaborazione tra pubblico e privato, tra grandi aziende e l’amministrazione pubblica, è possibile immaginare sistemi che facilitano ai cittadini il raggiungimento dei mezzi pubblici e la percorrenza del fatidico “ultimo miglio”, come dimostra l’esperimento di Grenoble.

    5. Riscaldare senza inquinare.

Per ridurre l’inquinamento in città, non si può prescindere da una politica di regolamentazione, rigorosa e inflessibile sull’uso del riscaldamento negli edifici. Al bando i combustibili fossili, ad esclusione del metano, e via libera all’incentivazione di tecnologie che migliorano l’efficienza delle case. Fondamentale è il rispetto dell’obbligo di applicazione della contabilizzazione del calore nei condomini e della manutenzione delle caldaie, in un’ottica di riduzione sistematica ed effettiva dei consumi energetici e delle relative emissioni inquinanti. Teleriscaldamento, fotovoltaico, micro-eolico, solare termico sono alcune delle soluzioni che possono e devono trovare spazio nelle nostre città per ridisegnare il futuro dell’energia nazionale. Chi investe molto sul solare è Padova, che nel 2018 ha teleriscaldato 6mila studenti delle superiori con i pannelli fotovoltaici.

    6. Raccolta differenziata e corretta gestione dei rifiuti.

La raccolta differenziata è il primo, fondamentale passo, verso la gestione accorta dei rifiuti solidi urbani e la riduzione di sprechi, dei costi di smaltimento e dell’inquinamento ambientale. Plastica, carta, vetro e umido sono i materiali di uso quotidiano più comuni che possono e devono essere correttamente conferiti e smistati. Ma il senso civico e di responsabilità che lega ciascun cittadino al proprio territorio, a volte può non bastare. La gestione della raccolta differenziata in città deve essere 4.0. L’introduzione dei “cassonetti intelligenti” è un esempio lampante. Si aprono con una smart card, sono informatizzati, telecontrollati, videosorvegliati e alcuni modelli sono dotati di pannelli fotovoltaici. Nessuna utopia, semplice realtà: si tratta di una tecnologia già disponibile che aspetta solo di essere utilizzata, infatti è una realtà già diffusa in numerosi comuni italiani e vede la città americana di Chicago, ad esempio, puntare all’innovazione “smart”.

    7. Acqua pubblica.

Secondo l’annuale rapporto di Legambiente, nel 2018 la città più ecologica d’Italia è stata Mantova. Il capoluogo lombardo rappresenta un’eccellenza di sostenibilità applicata a tutte le sfere della pubblica amministrazione, compreso il risparmio idrico. Nel 2018, infatti, il comune ha potenziato il sistema di depurazione dei reflui e del contenimento delle perdite di acqua potabile dalla rete idrica, registrando un tasso di dispersione molto più basso della media italiana. Guardando alla vita di tutti i giorni, è fondamentale incentivare il più possibile i cittadini al consumo dell’acqua di rubinetto. Non solo quella in bottiglia è meno sostenibile per l’ambiente, ma è anche più cara e non necessariamente più buona dell’acqua pubblica.

    8. Co-working e telelavoro.

È la soluzione perfetta per i liberi professionisti, free-lance, lavoratori autonomi e startupper che non possono permettersi i costi di un ufficio. Ma è anche un luogo di incontro, condivisione, scambio e nuove opportunità. Nato negli Stati Uniti nel lontano 2005, il co-working è diventano realtà anche in Italia a partire dal 2008. Si tratta, in sostanza, di spazi di lavoro condivisi e collaborativi dotati di tutto ciò che serve a livello professionale, compresi PC, stampanti, connessione internet e cancelleria. L’ultima novità è il co-working con asilo nido, presente già a Bologna, Milano e Roma. Il telelavoro può avere dei pro e dei contro, sicuramente lavorare da casa e via web è un modo per ridurre il traffico e l’inquinamento automobilistico. Lo confermano alcuni studi, Asstel e European Telework Development dell’Unione Europea. Telelavoro è anche gestire il lavoro in vari luoghi anziché dalla solita scrivania dell’ufficio, un’opportunità in più che favorisce nuova modalità organizzative e di gestione del personale da parte delle aziende.

    9. Documenti digitali nella pubblica amministrazione.

Carta, carta e ancora carta. Il terzo millennio dovrebbe dire basta ai documenti cartacei quando li si può facilmente sostituire con file elettronici da scaricare e salvare su uno smartphone, ad esempio.

    10. Scuole come luoghi di cultura e servizi, aperte anche il pomeriggio.

Immaginare i complessi scolastici come luoghi di aggregazione post-lezione, con corsi aperti, spazi di socialità e per lo sport, la lettura, l’informazione e la cultura.

Marco Chiumarulo